Le misure contano davvero? Quesito, questo, che di tanto in tanto riaffiora, in fatto, pure, di design. Tant’è, viviamo in una società sempre più indirizzata verso una visione del mondo – e dell’abitare – smart.

Single è meglio? Bene, allora, anziché puntare su un gran numero di metri quadri, conviene guardare alla funzionalità degli ambienti. Rispettarne le dinamiche, ottimizzarne le specifiche e valorizzare, a fior di stratagemmi, quanto possono offrirci le varie stanze. Puntare, insomma, su materiali e colori. Studiare accuratamente i pieni e i vuoti, per comprendere come fare, anche di un’abitazione piccolina, un vero e proprio gioiello.

Lezione, che bene hanno imparato gli architetti Gianmaria Spedicato e Jacopo Sposito, realizzando un progetto di interior per un bilocale di 42 metri quadri, all’ultimo piano di un tipico edificio a corte in Brera, nel cuore di Milano.

Il proprietario è un professionista che vive all’estero e viaggia spesso. Perché ve lo diciamo? Perché importa lo stile di vita di chi ‘abita’, tanto quanto il resto. Ne descrive le necessità; ne determina le esigenze. Per conseguenza, ne scandisce anche le scelte, nella dimensione dell’arredo.

Una base per le trasferte, dunque, quella in questione e, pertanto, caratterizzata da spazi minimali. A dare ‘anima’, una gamma di colori, intensi e a contrasto, esito perfetto per un ambiente che vuole presentarsi dinamico, esuberante – secondo la personalità del committente – e che sposa anche le effervescenze del quartiere in cui si trova.

Metratura ridotta, certo che, tuttavia, non spegne la possibilità di osare con accenti capaci di donare carattere; dal timbro deciso e perciò, riconoscibili.

Dicevamo e abbiamo ribadito già in precedenza, a più riprese, visione pensata, originale e su misura, come si richiedono i tempi.

Tre ambienti, in tutto, a costellare la planimetria. Un’ampia zona giorno, una camera da letto, un bagno con antibagno. Tutto qui, oppure no, giacché il ‘tutto’ in questione è perfettamente contestualizzato e ideato al millimetro. Nella distribuzione – quindi – il living gode della maggiore attenzione, in quanto più vissuto. La cucina che lo completa viene risolto come un blocco colorato e dal forte impatto, contrapposto alla zona tavolo. L’angolo relax, a ridosso della parete laterale, definisce e chiude il perimetro, grazie alla presenza del divano. Da qui, poi, si accede all’antibagno, con lavabo freestanding che anticipa il bagno e, sul versante opposto, alla camera da letto. Essenziali, gli elementi di arredo, al limite dello scarno ma, proprio per questo, mirati, puntuali, decisivi.

La trave in legno a vista del soffitto rappresenta, in aggiunta, una chicca e fa da contraltare al pavimento in resina. Chiaro il primo, scuro (antracite) – viceversa – il secondo e in continuità, accompagnato da ante a filo muro, in sostituzione delle porte laccate originarie, immerse nel bianco della parete, per un effetto scatola che però, è in grado di conservare un vasto respiro.

A decoro dei toni basici dell’area perimetrale, quel che accade all’interno assume – lo anticipavamo – le sembianze di schizzi di pittura animata: la cucina, dalla base in tinta blu elettrico ed il piano, in quarzo bianco. Il divano celeste, che deliberatamente lascia a protagonista il tavolo rotondo, verde bergamotto e le sedie, in acciaio satinato.

Senza dimenticare di prendere in analisi l’uso della luce: la lampada a parete Mini Lampe de Marseille di Nemo Lighting, disegnata niente meno che da Le Corbusier, per il suo appartamento di Marsiglia nel 1949 e le tende moka, a richiamare i cuscini.

Ancora, sul mobile basso dalle linee geometriche si riconosce Bilia, la lampada da tavolo in metallo e vetro progettata da Gio Ponti per FontanaArte, nel 1932. A fianco, il vaso di resina Spaghetti, disegnato da Gaetano Pesce.

Pezzi d’arte, che si sposano audacemente con le dimensioni compatte, persino delle camera da letto. Qui, l’armadio è stato realizzato ad altezza ridotta, seguendo la testiera del letto, per definire un primo livello cromatico di verde intenso.

Lo stacco con la restante parete di un grigio chiarissimo viene preceduto, a sorpresa, da una fascia ocra, richiamata dai tessili dei cuscini, per un sapore che si rende d’impatto, contemporaneo ma rimane gradevole.

A chiudere, il bagno, il cui intero volume (pavimento, pareti, soffitto) è volutamente predisposto in resina rosso granata. Unica eccezione, la doccia, corpo estraneo, in piastrelle in ceramica Vogue rettangolari lucide, dalle nuance del celeste; eccentrico ma inequivocabile focus della stanza.

Progettata, parimenti alle altre, per stupire, rompere gli schemi del prestabilito, per un’irruzione di energia che regala espressione, alla casa tutta.