Storie, che raccontano di altre storie, o meglio, che parlano di design, descrivendolo – tuttavia – da angolazioni inedite. Così, veniamo a scoprire i luoghi che hanno segnato la storia della concezione degli spazi domestici e ne approfondiamo, al contempo, l’evoluzione.

Scritti, con lo sguardo rivolto indietro, tesi a spiegare, motivare, illustrare, eppure proiettati – inevitabilmente – in avanti. Occhio critico, nei confronti di una disciplina sempre in facendo.

Dunque, iniziamo il nostro peregrinaggio tra i libri da La Casa Imperfetta di Inga Sempé. Testo, quest’ultimo, nato in occasione dell’omonima mostra presso la Triennale di Milano, dedicata alla designer francese, nel 2024. Un interessante volume, teso a documentare oltre tre decenni di attività, attraverso saggi, interviste, fotografie, prototipi, disegni e materiali inediti. Arredare, secondo la logica di un atto sociale. Si parte dall’osservazione della realtà, per abbracciare, via via, una poetica progettuale, che mira a superare i vincoli produttivi, sviluppando nuove forme e funzioni. Summa di scelte consapevoli – per intenderci – che rispettino l’uomo e l’ambiente, privilegiando oggetti durevoli.

Atto secondo, Nelle case, Milan Interiors 1928-1978, di Enrico Morteo e Orsina Simona Pierini, ricco e generoso volume che entra nei luoghi di vita, bellissimi e perfetti, della Milano borghese degli anni in esame, per ricavarne un ritratto intimo e sorprendente della città. Protagonisti nella ricerca, archivi, biblioteche, pagine di famose riviste. Oltre trecento interni presi in analisi, da cui se ne sono selezionati duecentoventicinque. Più di milleseicento immagini, vero e proprio compendio; ampia e sistematica esplorazione, che segna il legame tra tradizione e modernità, caratteristico della cultura milanese dell’abitare ed evidenzia i tratti di un’evoluzione, sociale e culturale, che – anche nel caso in questione – si traduce verso il futuro.

Antonella Galli e Pierluigi Masini ci conducono, invece, attraverso I luoghi del design in Italia. Cos’è il design? Dove si trova? Dove sono le sorgenti nascoste di questa disciplina? Ancora, dove possiamo scoprirne davvero la storia, le declinazioni nel tempo e le curiosità legate a oggetti e idee che hanno cambiato la nostra vita, magari senza che ce ne accorgessimo? Sono queste le domande a cui i due autori intendono dare risposta, sorta di diario di viaggio, che si prefigge come scopo valorizzare il patrimonio del nostro Paese. Quattordici tappe in tutto, che offrono la possibilità di intrattenere piacevoli conversazioni con il mondo delle cose, ma anche con i pensieri, le ispirazioni, le vite, gli azzardi, le avventure e i talenti che hanno accompagnato la nascita e lo sviluppo del grande design italiano.

È una questione di design, per Loredana La Fortuna. Vale a dire che il volume propone nuovi oggetti, nuove modalità d’uso… e introduce, in tale maniera, ai cambiamenti comportamentali. Apre, al contempo, dilemmi, avvia riflessioni e intercetta questioni sociologiche, antropologiche e culturali. L’obiettivo primario è sottolineare il ruolo dell’arredamento nella cultura contemporanea ed esplorarne il legame con l’emancipazione sociale, la cultura visiva, la moda e, non da ultimo, il food.

Quanto basta, microstorie di design è opera, a sua volta, di Carlo Vannicola e con questo chiudiamo. Con un testo, cioè, intento a raccogliere una serie di elementi, che esplorano la trasversalità e l’interdisciplinarità del fare design. Microstorie, per l’appunto, che trovano ispirazione nella realtà, soffermandosi sull’evoluzione dei materiali e delle tecniche, sull’arte e sugli autori e sulle loro opere. Gli aspetti formali e tipologici, storici e antropologici, psicologici e sociali si intrecciano, in un susseguirsi di riflessioni consequenziali e inscindibili. Proprio ‘quanto basta’, per raccontare la complessità del progettare, nel nostro tempo.